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“Don’t worry, be happy”. La felicità sul posto di lavoro è importante, ma soprattutto possibile

“Don’t worry, be happy”[1] è il titolo di una famosa canzone del 1988, scritta e cantata dal jazzista americano Bobby McFerrin, che ben racchiude il continuo impegno dell’essere umano nella ricerca della felicità. L’istituzionalizzazione più famosa di questo sentimento si trova nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America[2] (1776), in cui si legge che «tutti gli uomini sono creati uguali; che essi sono dal creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti vi sono la vita, la libertà e il perseguimento della felicità».


Oggi la scienza della felicità è una disciplina riconosciuta internazionalmente. Uno degli esempi più concreti è il World Happiness Report[3], sviluppato ogni anno dal Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, che analizza il livello di felicità percepito dagli individui di molti Paesi.


Quest’anno, per la prima volta, il rapporto ha approfondito i dati per dare informazioni sui livelli di felicità anche per fascia di età. Secondo il report le persone nate prima del 1965 (Boomers) sono più felici di chi è nato dopo il 1980 (Millennials e Gen Z) e all’interno di ciascuna generazione le valutazioni sono più positive con l’aumentare dell’età e più negative tra i più giovani[4].


Ma cosa si intende con scienza della felicità? Una risposta ce la fornisce l’Italian Institute for Positive Organizations, che cerca di applicare questa disciplina anche al mondo del lavoro: «Questa scienza racchiude tutte le discipline scientifiche che spiegano perché la felicità non è solo un’emozione ma anche una competenza e, come tale, può essere coltivata. La scienza della felicità è una disciplina nata dalla convergenza e dall’integrazione dei contributi provenienti da scienze consolidate come psicologia, biologia, neuroscienza, fisica quantistica, economia, filosofia e discipline orientali».


Segnaliamo due esperienze legate a questa realtà, nata da un’idea di Daniela Di Ciaccio[5] e Veruscka Gennari[6].


  • In primis si consiglia la lettura del divertentissimo libro #Stop Jurassic Management[7] che attraverso l’utilizzo del fumetto e di un linguaggio sagace, restituisce uno spaccato reale, a tratti drammatico, dell’esperienza quotidiana di molti lavoratori che sono costretti ad affrontare uffici intrisi di comportamenti tossici che generano costi inutili per le aziende, le persone e l’intera economia. La soluzione c’è: cambiare il paradigma, perché il lavoro può anche essere fonte di benessere diffuso.

  • L’altra esperienza è la prima certificazione in Italia di Chief Happiness Officer (CHO), un percorso di formazione specialistico per manager, professionisti delle Risorse Umane e imprenditori che vogliono acquisire le competenze per costruire e gestire organizzazioni positive, cioè luoghi di lavoro capaci di far sentire le persone coinvolte e rigenerate.


Questa rivoluzione della felicità può sicuramente trovare terreno fertile in Italia, la terra di Adriano Olivetti (1901-1960), un vero esempio ante litteram di questa disciplina. L’imprenditore piemontese infatti, già all’epoca, per aumentare i profitti non faceva leva solo sull’organizzazione razionale del lavoro ma soprattutto sulla motivazione e sulla partecipazione dei lavoratori alla vita e al futuro dell’azienda. Secondo molti era un atteggiamento che significava mettere le premesse per creare felicità. Come diceva spesso lui stesso: «Voglio che la Olivetti non sia solo una fabbrica, ma un modello, uno stile di vita. Voglio che produca libertà e bellezza perché saranno loro, libertà e bellezza, a dirci come essere felici! »

 



Riferimenti:


[1] Don't Worry, Be Happy, Bobby McFerrin, 1988  https://www.youtube.com/watch?v=d-diB65scQU

[2] Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America, documento che segna la nascita degli Stati Uniti d'America, ratificato a Filadelfia il 4 luglio 1776

[3] Il World Happiness Report è una partnership tra Gallup, l’Oxford Wellbeing Research Centre, il Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite e il comitato editoriale della WHR. Il rapporto è prodotto sotto il controllo editoriale del comitato editoriale della WHR. Dal 2024, il World Happiness Report è una pubblicazione del Wellbeing Research Centre dell’Università di Oxford, Regno Unito

[4] Per approfondire i dati, con focus sull’Italia si rimanda al seguente articolo de Il Sole 24 Ore https://www.infodata.ilsole24ore.com/2024/04/22/dove-vivono-i-giovani-piu-felici-il-caso-italia/

[5]  Daniela Di Ciacco: sociologa, imprenditrice, insegnante yoga e ricercatrice, è stata HR manager, consulente e formatrice, progettando strumenti e metodologie per lo sviluppo di persone e organizzazioni. Dal 2012 si è dedicata alla ricerca e alla sperimentazione di pratiche spirituali e modelli integrati per il cambiamento positivo.

[6] Veruscka Gennari: filosofa, divulgatrice, trainer e studiosa, è stata co-fondatrice e ha guidato la sede italiana di Six Seconds, network mondiale di Intelligenza emotiva applicata, lavorando come consulente al fianco di aziende, manager e team. Dal 2013 si è specializza in neuroscienze e scienza della felicità

[7] #Stop jurassic management di Veruscka Gennari e Daniela Di Ciaccio, Franco Angeli, 2023

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