L’idrogeno (H) è l’elemento più abbondante nel sole, in molte altre stelle e nel nostro corpo, già studiato in passato e tuttora utilizzato per diversi fini. [1]
Attualmente, grazie al suo ridotto impatto ambientale e alla sua abbondanza sul pianeta, è sotto il mirino di scienziati, regolatori ed industriali al fine di implementarne la conoscenza e i relativi impieghi, contribuendo così al percorso di decarbonizzazione internazionale.
Infatti, in questi termini si parla di una transizione e di una rivoluzione possibile, con la quale si potrà allinearsi agli obiettivi di neutralità climatica fissati dall’Unione Europea. L’idrogeno avrà dunque il ruolo di affiancare prima e sostituire poi buona parte degli attuali combustibili fossili diffusi nel mercato riducendo consistentemente le emissioni in atmosfera. [2]
Nonostante la sua abbondanza, sulla Terra, però, raramente esiste come gas, necessitando quindi di essere separato da altri elementi. I differenti metodi di produzione di conseguenza ne determinano il suo impatto sull’ambiente e il relativo nome di riferimento. [4]
L’idrogeno grigio, attualmente il più diffuso, è estratto dal gas naturale, dal metano o da altri combustibili fossili, generando come sottoprodotto anidride carbonica (CO2). Affinché questo si possa considerare idrogeno blu, quindi non impattante per l’ambiente, è necessario che l’anidride carbonica prodotta venga “catturata” tramite il processo di carbon capture and storage (CCS), tecnologia che toglie dall'atmosfera la CO2 prodotta e la deposita nel sottosuolo riducendo le emissioni di GHG (Greenhouse Gases). [5]
L’idrogeno verde, infine, ovvero quello ad impatto ambientale zero sul quale si dovrà puntare per contribuire al percorso di neutralità climatica, deriva da elettrolisi (processo che divide l'acqua in due atomi di idrogeno e uno di ossigeno) alimentata da energie rinnovabili (e.g. solare o eolica), permettendo di ottenere idrogeno “clean”.
Nella prospettiva di sviluppo crescente di questa risorsa, il ruolo del settore pubblico sarà di definire dei sostegni normativi e di stanziare fondi per la ricerca e sviluppo che ne guidino l’avanzamento. Contestualmente, sono necessari studi e ricerche che si aggiungano ai dati già disponibili, che permettano di conoscere l’idrogeno, i suoi limiti e le sue caratteristiche al meglio, in modo da poterlo sfruttare in sicurezza e al massimo delle potenzialità. A valle è da stimolare la domanda di idrogeno pulito, sostenere gli investimenti del settore privato in progetti emergenti con decrescente rischio connesso e implementare una catena di fornitura attrezzata per supportare tale evoluzione.
Uno dei fattori limitanti che finora hanno osteggiato la diffusione dell’idrogeno è stato il costo elevato di, per citarne alcuni, fonti rinnovabili, elettrolizzatori e tecnologie connesse. Sarà quindi abilitante per l’evoluzione in atto l’innescarsi di economie di scala che permettano di raggiungere il punto di svolta, in cui l’idrogeno verde diventerà competitivo sul mercato contribuendo agli obiettivi di neutralità climatica fissati al 2050 dall’Unione Europea. [6]
Fonti:
[2] Marco Alverà, “Rivoluzione Idrogeno, la piccola molecola che può salvare il mondo”, Mondadori, 2020.
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