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La prima comunità energetica rinnovabile delle Alpi - Intervista a Franco Spada, Sindaco di Tirano

L’economia di una comunità si fonda su rapporti personali, dinamiche di interazione sociale e condivisione delle risorse a disposizione. In tal senso l’energia è uno dei beni essenziali delle economie domestiche e delle imprese di un territorio. È un bene (e allo stesso tempo servizio) immerso in una fase di grande trasformazione.

L’utilizzo di energia autoprodotta e immessa in una rete chiusa, a cui tutti i membri della comunità possono accedere rappresenta una frontiera nella costruzione di economie capaci di autosostenersi in maniera sostenibile.


Se il driver principale della trasformazione in atto nel sistema energetico è senza dubbio quello ambientale, di contrasto ai cambiamenti climatici, le comunità energetiche rappresentano un modello di governance del sistema energetico e di condivisione sociale che perfettamente si sposa con l’implementazione di politiche e soluzioni ESG (Environmental, social and governance).


Lo sviluppo delle comunità rinnovabili vive oggi un momento di crescita e fermento, grazie all’introduzione del legislatore a inizio 2020 nel quadro giuridico italiano del concetto di comunità rinnovabile, recependo la virtuosa Direttiva Europea 2018/2001.

Alla luce degli sviluppi normativi è lecito aspettarsi nei prossimi anni un aumento delle realtà di condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili. I modelli e le realtà esistenti possono quindi rappresentare un benchmark di riferimento per tutti i progetti futuri.


Uno di questi modelli virtuosi, già capace di fare scuola per tante iniziative simili nel Paese è la comunità energetica di Tirano (SO), la prima nella regione alpina e inclusiva dell’intero territorio comunale. Il sindaco del paese ha creduto fortemente nel progetto, visto come un’occasione per la comunità di sfruttare l’energia prodotta in maniera sostenibile e solidale, e di trarne un vantaggio competitivo rispetto ad altri territori.


Al sindaco abbiamo chiesto di raccontarci l’esempio virtuoso della prima comunità energetica delle Alpi, che abbraccia in realtà oltre al comune di Tirano, anche il piccolo comune di Sernio. Questo progetto eccezionale è stato studiato da Rse (Ricerca sistema energetico) come caso studio e ampiamente documentato da Legambiente, dando vita ad un vero e proprio “modello Tirano”.



Come nasce la comunità energetica e quali sono i fattori che hanno convinto l’amministrazione della bontà del progetto?


Anzitutto il progetto è da contestualizzare in una realtà particolare come quella di Tirano, inserita in un territorio che vive a pieno i processi sociali e demografici di spopolamento a favore delle aree metropolitane e che se vuole un futuro ambizioso deve trovare delle soluzioni per risultare attrattiva e competere con gli altri territori. L’idea di creare una comunità energetica fondata sulle rinnovabili nasce quindi dalla volontà di ridurre il costo finale dell’energia, in particolare per le imprese, con l’obiettivo di essere competitivi grazie a vantaggi di mercato e non grazie a logiche di sussidi e incentivi pubblici.


Un’idea che si sposa a pieno con gli obiettivi europei e nazionali di transizione energetica, in che modo contribuisce in particolare ad aggiungere valore dal suo punto di vista?


Il nostro progetto è in piena sintonia con tutti gli obiettivi europei annunciati negli ultimi anni di trasformazione del sistema energetico e spinta alla crescita di realtà consociative. In aggiunta l’autosufficienza energetica si sposa con le esigenze della rete elettrica nazionale e le criticità di una produzione orientata alla crescita delle energie rinnovabili, che comporta dei rischi di sbilanciamento della rete. È un’iniziativa che va incontro quindi anche ai centri urbani di grandi dimensioni, perché vengono ridotte le dispersioni che vengono prodotte in rete.


Che tipologia di comunità energetica avete in mente?


La comunità energetica si fonderà necessariamente sulle caratteristiche del territorio, il quale presenta una possibilità di crescita della produzione da fonti energetiche rinnovabili (FER). Il mix energetico e tecnologico è quindi perfettamente in linea con il contesto. Innanzitutto, grazie alla presenza di una significativa produzione da biomassa del comparto agroforestale. In un territorio alpino è il legname è elemento presente in abbondanza e sul quale già da tempo si è deciso di investire per aumentare la capacità di autosufficienza energetica. La biomassa di origine locale rappresenta la stragrande maggioranza della fonte utilizzata, sotto forma di cippato, nella centrale di teleriscaldamento. In parallelo è cresciuta negli anni la capacità di produzione da fotovoltaico, mini-idro e si stanno sviluppando sistemi di pompaggio che risulterebbero fondamentali per aumentare la flessibilità interna del sistema. L’obiettivo è quello di raggiungere il 100% dell’energia autoprodotta localmente da fonte rinnovabile, creando un modello sostenibile che possa essere replicabile anche in altri territori.


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Riferimenti


Legambiente (2021) Comunità Rinnovabili, Sole, vento, acqua, terra, biomasse. Lo scenario della generazione distribuita nel territorio italiano

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