A Bologna nasce “INcentro”, uno spazio socioculturale aperto e inclusivo, basato sulla collaborazione e su scambi INtergenerazionali, INterdisciplinari e INterculturali.
INcentro è un'associazione nata dall'incontro tra 7 ragazze a Bologna e dalla loro esigenza di impegnarsi nel concreto progettando attività, incontri, e iniziative per la comunità.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Mafalda Sandrini, Presidente dell’associazione.
Ciao Mafalda, ci spieghi in 3 parole cos’è “INcentro”?
INcentro è innovazione, inclusione e cultura.
Giovani ragazze e impegno in sostenibilità sociale. Cosa vi ha unite e spinte ad avviare il progetto?
L’idea di fondare un’associazione ha preso forma lo scorso anno e mezzo, tra passeggiate al parco in zona gialla e serate estive subito dopo il lockdown. Alcune di noi si conoscono da sempre, abbiamo cominciato a discutere di quanto sarebbe stato bello avere uno spazio per poter realizzare i propri progetti, che fosse un punto di riferimento per la cittadinanza. Nonostante il lockdown sia stato un periodo di stasi forzata, è stato anche il momento in cui abbiamo iniziato ad incontrarci, non sempre fisicamente, per dare forma a questo desiderio. Pur avendo percorsi differenti condividevamo la necessità di creare uno spazio nuovo in città che potesse essere un laboratorio partecipativo condiviso. INcentro vuole essere uno spazio aperto dove ognun* possa proporre e costruire insieme le proposte del centro, così da creare occasioni di aggregazione, collaborazione e scambio. Gli ultimi due anni hanno inoltre reso evidente come la comunità abbia sofferto della mancanza di spazi di prossimità e della necessità di crearne di nuovi. Sono inoltre emerse in modo sempre più evidente delle forme complesse di disuguaglianza che è necessario affrontare senza circoscrivere o isolando, ma creando delle reti di connessione.
Qual è il vostro rapporto con la città e quanto è importante avere un forte legame e conoscenza territoriale per fondare un’associazione come la vostra?
Bologna è da sempre è la città dell’inclusione, dell’accoglienza, della condivisione. Pioniera nelle lotte per il riconoscimento dei diritti civili è la città dei circoli di quartiere e della socialità, dei giovani ma anche degli anziani, della politica progressista, dell’integrazione e della cultura per tutti. Innovazione e rigenerazione urbana partono dal territorio e per fare in modo che lo spazio prenda vita c’è bisogno di una città che condivida i suoi stessi valori, di cittadini che partecipino attivamente alla vita collettiva e di istituzioni capaci di comprendere e sostenere idee, progetti e obiettivi.
Bologna, si sa, è una città già molto viva sotto il profilo socio-culturale, perché quindi una nuova associazione? In cosa vi volete distinguere?
Bologna è storicamente virtuosa per quel che riguarda l’aggregazionismo e l’impegno sociale, pensiamo però che sia necessario superare la settorialità che contraddistingue l’associazionismo della città e per questo cerchiamo di distinguerci su tre punti principali. In primis, vogliamo lavorare in modo intersezionale: le complessità del mondo odierno non possono più essere affrontate da un set isolato di competenze ed esperienze, ma è necessaria una maggiore sinergia che si traduca in collaborazioni trasversali sul lungo periodo tra attori sociali diversi. Organizzazioni, individui e istituzioni spesso e volentieri non sono nella condizione di dialogare e cooperare in modo duraturo, eludendo così la possibilità di elaborare insieme politiche inclusive. È dunque essenziale creare collaborazioni trasversali che siano sostenibili tra attori sociali diversi. Infine, vogliamo valorizzare l'azione collettiva, partendo dalla partecipazione della comunità, favorendo attività e conoscenza che siano rilevanti per la società nella sua complessità, cercando di evitare retoriche della partecipazione.
Sulle vostre pagine social traspaiono in modo chiaro i valori di coinvolgimento, partecipazione e co-creazione per generare benessere sociale. Per metterli in atto servono anche organizzazione e progettualità. Seppur siate all’inizio, come vi state strutturando in questo senso?
Per poter creare una nuova realtà è necessario pensare sul lungo periodo soluzioni sostenibili e modelli scalabili, nel tentativo di immaginare futuri desiderabili. E questa rappresenta per noi la sfida più importante, specialmente considerando le difficoltà nel rendere sostenibili economicamente iniziative attive nel mondo del sociale. Al momento stiamo cercando di dare una continuità alle attività che abbiamo elaborato, cercando allo stesso tempo di creare un network di collaboratori che possano contribuire con le loro competenze.
Quali sono i vostri obiettivi per il prossimo futuro? Avete già qualche progetto in mente che ci potete svelare?
Si cercherà di venire incontro alle esigenze delle persone che abitano il quartiere, nel momento in cui riusciremo ad avere uno spazio nostro. Nel frattempo la volontà è quella di lavorare assieme a realtà già esistenti per poter far partire le attività e le nostre proposte. Vorremmo offrire diverse occasioni di incontro organizzando laboratori, corsi, eventi ed appuntamenti di vario tipo; tra questi un corso di LIS, laboratori di arteterapia, appuntamenti per lavorare a maglia, lo sportello psicologico.
Veniamo al concreto: come entrare in contatto con l’associazione e soprattutto come fare per poter partecipare attivamente?
Chiunque può contribuire proponendo un’idea per un laboratorio, attività, corso, o può partecipare ai diversi incontri che propone INcentro, scrivendoci a incentrobologna@gmail.com, o su Facebook a INcentro associazione e infine via Instagram su @in.centro.
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