La onlus italiana Oltre i Confini nasce nel 2014 grazie ad un gruppo di amici, tra i quali Paula Victoria Yankillevich, attuale presidentessa dell’associazione senza scopo di lucro. AOIC si occupa di progetti di sviluppo in Africa, nel campo dell'istruzione, della salute e dello sviluppo economico e qualità della vita.
Come è nata l’idea?
L’idea nasce all’interno del gruppo di amici con cui facevo volontariato a Milano, nel quartiere Piazza Udine e Lambrate, ora sede di AOIC. All’interno del nostro gruppo c’erano volontari dei paesi africani Togo e Senegal che desideravano portare i nostri valori anche nei loro paesi di nascita. Così, insieme a loro, abbiamo deciso di staccarci dall’associazione per la quale facevamo volontariato e di contattare persone in loco per portare avanti direttamente progetti in Togo e Senegal. Dopo qualche tempo ci siamo resi conto che potevamo davvero essere riconosciuti legalmente come associazione e lavorare per un cambiamento in questi paesi ai quali eravamo personalmente connessi.
Come è organizzata l’associazione?
La tipologia di associazione e l’approccio ai nostri progetti è peculiare: AOIC non è un’associazione assistenzialista e non siamo d’accordo con questo tipo di volontariato.
Ci piace insegnare a pescare e non dare il pesce, ci piace poter lavorare con la popolazione locale per decidere insieme quali possono essere le attività più indicate a seconda dei bisogni. In questa ottica è fondamentale che anche la popolazione locale si metta in gioco e sia attivamente partecipe al progetto, non solo dal punto di vista organizzativo ma anche dal punto di vista dell’autofinanziamento. AOIC mette la maggior parte di quel che il progetto necessita per essere messo in moto, ma è poi anche loro responsabilità finanziarli.
Quali sono i principali progetti?
Lavoriamo in ambito educazione ed istruzione, prevenzione sanitaria e progetti che coinvolgono la qualità della vita come i programmi di microcredito o di affiancamento nella ricerca del lavoro per le minoranze più svantaggiate e discriminate. In Togo ad esempio lavoriamo con un’associazione di donne diversamente abili. Inoltre, molto importanti per noi sono i campi di volontariato che organizziamo in Senegal e Togo il cui scopo è creare un momento di vissuto comune attraverso lo scambio culturale. Prima di portare i volontari in loco infatti, ci teniamo a prepararli adeguatamente attraverso una formazione gratuita di sette mesi in cui il volontario impara a conoscere se stesso, sceglie il progetto a lui più affine e viene poi formato sulla realtà e i partner del paese in cui andrà.
Oltre a Togo e Senegal avete progetti in altre parti del mondo?
Da poco lavoriamo su un progetto in Sierra Leone, che al momento è un aiuto economico per la ristrutturazione di una casa-scuola per bambini non vedenti nel villaggio di Kabala vicino Freetown. Abbiamo alcuni progetti in Italia attinenti l’integrazione tra italiani e stranieri e volti alla sensibilizzazione e conoscenza della situazione sociale e politica dei paesi in cui operiamo. I principali progetti in Italia sono costituiti da attività che aiutano a conoscere, comprendere ed apprezzare le diverse culture allo scopo di unire le persone sulla base di valori comuni e condivisi a livello globale come la solidarietà, la non violenza, il dissenso verso qualsiasi tipo di razzismo e discriminazione. Tutti i progetti italiani mirano al superamento della paura nei confronti del “diverso” attraverso la conoscenza di quella cultura diversa dalla nostra. Aspiriamo ad un mondo in cui la diversità è una ricchezza e non qualcosa da temere. Infine, in Italia portiamo avanti la raccolta fondi fondamentale per i nostri progetti perché siamo un’associazione completamente autofinanziata.
FONTI
intervista a Paula Victoria Yankillevich
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