Piantare alberi geneaologici: l'impresa sociale di Davide Macchi
- CSRnative
- 28 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Intervista a Intervista a Davide Macchi, Fondatore Pappaluga
Pappaluga è un’impresa agricola sociale che nasce sulla collina di Gemonio, tra i boschi del varesotto e il Lago Maggiore e che impiega disabili cognitivi. In Pappaluga Farm si coltivano prodotti di stagione con la bio-inclusione per garantire lavoro dignitoso e un futuro di libertà e indipendenza personale a tanti ragazzi e ragazze. La disabilità e la diversità fanno paura a chi non le conosce, generando spesso intolleranza e diffidenza. Davide Macchi, fondatore di Pappaluga e papà di Carlo, disabile cognitivo, porta avanti da anni l’impegno nei confronti di questi giovani.

Qual è l’obiettivo di Pappaluga?
Vogliamo cambiare le cose: garantire alle persone con disabilità cognitiva un lavoro vero, dignitoso e retribuito.
Come riuscite a farlo?
Grazie ad un accordo siglato con Regione Lombardia, ottemperiamo “in conto terzi” all’obbligo che le aziende con più di 15 dipendenti hanno di assumere risorse categorie protette. In questo modo assumiamo ragazzi marginalizzati nei contesti sociali, lavorativi e spesso familiari. Grazie ai contratti CCNL agricoltura, possiamo tutelarne la crescita, l’autonomia e l’indipendenza economica e, con i fondi delle imprese, possiamo assumere un educatore ogni 5 ragazzi ed una psicologa che li affianchi in ogni fase della crescita, personale e professionale. Un modello davvero unico nel suo genere.
Di quanti ragazzi parliamo e in che fascia d’età?
Ad oggi Pappaluga conta 18 ragazzi, dai 17 ai 28 anni, 3 educatori, una psicologa e un agronomo. La selezione viene fatta con il supporto della psicologa. Segue una prova di inserimento di 2-3 giorni con un educatore dedicato, poi un tirocinio di 3 mesi, con un colloquio settimanale sempre con la psicologa. Infine, l’assunzione a tempo indeterminato. Da quel momento il supporto psicologico diventa via via meno frequente, all’occorrenza.

Supporto costante e accompagnamento graduale: c’è un clima molto diverso da quello che si trova in altre imprese?
Da noi si ride tanto, ma l’oggetto dello scherzo è diverso dal soggetto dello scherzo. Qui vedo persone felici e la felicità è contagiosa: quando facciamo i team building con le aziende, puoi percepire il cambiamento nelle persone, sia nell’atteggiamento che nel sorriso: ritrovano la leggerezza che non sono abituati ad avere nel luogo di lavoro. Anche per questo abbiamo scelto una sede in collina, fuori Milano: un ambiente in cui non ci sia quel concetto di “normale” cui tutti devono adeguarsi. Qui trovano dialogo, affetto e coraggio.
Il contesto e le persone fanno la differenza, ma anche le attività. Da voi si lavora la terra, un mestiere antico che non siamo più abituati a fare. Anche in questo seguite un modello rispettoso, corretto?
Adottiamo i principi della permacultura: un metodo di coltivazione in grado di rigenerare l’ecosistema e preservare il benessere della terra e delle falde acquifere sottostanti. Non concimiamo le piante, ma fertilizziamo il terreno, favorendo lo sviluppo di microrganismi. Andiamo oltre i principi del Bio, utilizzando solo materiali naturali: humus di lombrico, cippato realizzato dalle ramaglie del bosco per contrastare le infestanti e teli di juta al posto della plastica per non rilasciare microplastiche nel terreno. Coltiviamo l’acqua: non ci limitiamo a raccogliere acqua piovana, osserviamo il suo percorso e, attraverso buche scavate nel terreno e riempite di sassi, rallentiamo il suo corso e favoriamo l’infiltrazione nel suolo, così da alimentare le falde acquifere e ridurre l’erosione del terreno, secondo il principio “rallenta, distribuisci e infiltra”.

Inclusione sociale, agricoltura rigenerativa e prodotti genuini. Come avviene la vendita?
Quando incontro un possibile cliente, che sia un rivenditore o un ristoratore, non dico mai che il prodotto è fatto da disabili, perché questo spingerebbe all’acquisto “pietista” una tantum, come i regali di Natale solidali che poi raramente vengono consumati perché percepiti di scarsa qualità. Se invece si dimostra la qualità del prodotto, si instaura una relazione commerciale vera e duratura. Poi quando scoprono chi c’è dietro, lo apprezzano ancora di più. Uno dei nostri clienti più fidati è il ristorante Seta di Milano, due Stelle Michelin. Piantiamo su commissione dello Chef Antonio Guida: lui ci dice cosa vorrebbe portare in tavola secondo un menù stagionale e noi coltiviamo i prodotti e li consegnamo, sempre coi nostri ragazzi, direttamente al ristorante. Facciamo un’economia circolare vera, dal seme al piatto. Cambiamo la prospettiva: dal disagio sociale all’iperlusso.
Sei riuscito a trasformare i soggetti dell’assistenzialismo in contribuenti. Una visione davvero unica e di grande ispirazione.
Noi piantiamo alberi genealogici: questa è Pappaluga.
Intervista tratta dall'eBook "Il valore dei giovani: quando le organizzazioni credono nelle nuove generazioni", per leggere tutte le altre esperienze raccolte nell'eBook clicca qui
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