Il settore energetico è sicuramente uno dei principali indiziati tra le cause antropiche del surriscaldamento globale[1]. È però indubbio come, oggigiorno, quello della produzione di potenza sia uno dei settori nei quali la transizione verso un approccio più sostenibile è tra le più rapide e consistenti, grazie ad un approccio non tanto dettato da un ritrovato virtuosismo, ma da una sempre più marcata convenienza in termini tecnici, economici e spesso anche politico-sociali delle fonti rinnovabili rispetto ai tradizionali combustibili fossili. Questa transizione però porta con sé dei vincoli di carattere tecnico che se non superati, renderanno impensabile concretizzare un futuro nel quale il mondo venga alimentato interamente dalle rinnovabili.
Uno di questi vincoli è legato alla debolezza intrinseca di queste ultime, dovuta al fatto che a differenza di una centrale convenzionale, sono per loro natura di carattere intermittente, perché producono energia in concomitanza con la presenza della loro fonte primaria, la quale tendenzialmente non è governabile, né in termini temporali, né tantomeno in termini di intensità (si pensi ai raggi solari ed al vento).
Un secondo vincolo è legato invece ad una necessaria transizione da un sistema di generazione centralizzato, con poche e grandi centrali, ad un sistema distribuito, con molte centrali di piccola/media taglia (tra cui gli impianti domestici) che servono le zone ad esse limitrofe, pur essendo tutte tra loro collegate.
Il terzo vincolo, il più importante, è il fatto che per garantire la stabilità di una rete elettrica produzione e consumo di energia debbono necessariamente essere uguali, in ogni momento, e risulta sempre più cruciale alla luce dei due punti precedenti: non è possibile allineare i consumi dei cittadini per esempio con la presenza del sole o del vento.
Nei prossimi articoli approfondiremo separatamente alcune possibili soluzioni, pur sapendo che nessuna di esse da sola è sufficiente. In particolare ci soffermeremo su soluzioni che combinano quelle che sono le nuove frontiere della tecnologia, ovvero i big data, l’intelligenza artificiale e la blockchain, grazie alle quali è possibile immaginare un futuro nel quale la generazione dell’energia sia quasi interamente distribuita. Di seguito alcune anticipazioni…
Per quanto riguarda i big data[2], l’elevato numero di dati a supporto di algoritmi di previsione ed ottimizzazione permette per esempio di prevedere in anticipo[3] sia la produzione che il consumo di energia nel breve, medio e lungo termine, agendo di conseguenza con una riconfigurazione dinamica della rete andando a creare quelle che vengono definite Virtual Power Plant (VPP).
Tramite blockchain[4] invece, sarebbero possibili transazioni energetiche tra “pari”, senza intermediari, per cui per esempio, nel caso in cui l’energia prodotta in una casa sia maggiore del necessario, l’eccesso possa essere direttamente venduto al vicino, invece che (come avviene ora) tornare alla rete nazionale per poi essere reindirizzata verso casa del vicino.
[1] International Energy Agency (2016) www.iea.org/statistics/co2emissions/
[2] Energy analytics for development: big data for energy access, energy efficiency, and renewable energy https://bit.ly/2I2Zgau
[3] Big Data and Machine Learning for Applied Weather Forecasts: Forecasting Solar Power for Utility Operations https://ieeexplore.ieee.org/document/7376652
[4] Blockchain – an opportunity for energy producers and consumers? https://pwc.to/2hBjGe5
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