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Sostenibilità e mondo dello spettacolo: Movie Cluster e Green Set

Intervista al professor Ugo Di Tullio


La sostenibilità dell’industria dello spettacolo è un tema ancora poco dibattuto, soprattutto in Italia. Uno dei maggiori esperti è il professor Ugo Di Tullio, docente di “Organizzazione dello Spettacolo Teatrale e Cinematografico” all’Università di Pisa. Proprio tra le aule universitarie ha analizzato insieme agli studenti il modello chiamato Movie Cluster®. Un sistema che permette di applicare a un territorio criteri ecologici e green, rendendo il suo sistema appetibile per le produzioni cinematografiche. Il modello ha mosso poi i propri passi anche nel settore del teatro, trasformandosi infine in un disciplinare, il GEA – Green Entertainment Act. [1] Un vero e proprio documento che dettaglia le best practices e le attività verificabili, al pari delle certificazioni richieste alle produzioni in presenza di fondi da parte di Stato e Regioni (come sono stati spesi i soldi, dove sono stati spesi, procedure seguite ecc.).

È con lui che abbiamo fatto quattro chiacchiere sul tema.


Professor Ugo Di Tullio

Quale correlazione esiste tra sostenibilità e mondo dello spettacolo?

Siamo abituati a pensare solo all’inquinamento palesemente visibile: una ciminiera o una macchina. Il mondo dello spettacolo, a prima vista, non inquina. Solo grazie ad alcuni studi di settore ci siamo accorti che c’era un problema. Soprattutto nel cinema, macchina industriale complessa. [2] Con il libro Movie Cluster e green set siamo riusciti ad analizzare i singoli settori della produzione cinematografica, poi quelli del teatro. A breve uscirà una terza edizione dove analizzeremo come si può migliorare la sostenibilità anche nel teatro lirico.


Qual è il livello di sensibilità sul tema nel nostro Paese?

Le cose stanno cambiando. A lungo abbiamo stimolato gli enti pubblici affinché rilasciassero contributi alle produzioni secondo criteri green. Qualcosa si è visto: per esempio nella provincia autonoma di Trento sono stati introdotti parametri di sostenibilità nell’erogazione di fondi. Anche il Mibact ha cominciato a farlo. Si tratta di certificazioni volontarie che danno vantaggi in termini di punteggio per l’accesso ai fondi.


La scelta quindi è volontaria?

Il punto è proprio questo: la produzione cinematografica segue regole imprenditoriali come ogni altra industria. Facciamo un esempio: se faccio dei sopralluoghi in Toscana noleggio nel 99% dei casi un’auto a gasolio o a benzina. Noleggiarne una elettrica fa spendere di più. Il produttore se non ha vincoli sceglie la soluzione che lo fa risparmiare. Si potrebbe prevedere ad esempio che l’ente pubblico, in questo caso la Regione, paghi la differenza per la macchina elettrica.


Chi è maggiormente coinvolto sull’argomento tra gli addetti ai lavori?

Anche l’imprenditore a volte ha una sua sensibilità. Luigi De Laurentiis, ad esempio, da sempre chiede agli sceneggiatori di mandargli i copioni stampati fronte retro. La regista Cinzia TH Torrini alla fine delle riprese si mette a raccogliere volontariamente sul set le bottiglie di plastica lasciate dalla troupe e ci tiene affinché siano posizionati i bidoni per la raccolta differenziata. Sono piccoli gesti di sensibilità che se incontrassero la responsabilità politica sono sicuro potrebbero innescare un sistema virtuoso e sostenibile all’interno del sistema produttivo dell’industria dello spettacolo.


Nel suo libro descrive come la messa a sistema in ottica sostenibile delle maestranze di un territorio possa attrarre investimenti da parte delle produzioni cinematografiche e televisive ed essere un volano per l’economia, basti pensare a Matera.

Matera è una risposta culturale alla politica. La politica conosce Matera tra gli anni Cinquanta e Sessanta quando addirittura i Sassi vengono definiti “vergogna nazionale”. Viene costruita in alto la nuova città e viene trasferita un'intera popolazione. Mel Gibson, ma ancor prima Pasolini, sono riusciti a comprendere la grandezza che un luogo del genere poteva ispirare e hanno portato un cambiamento culturale: non si è più distrutto ciò che rappresentava il passato bensì è stato recuperato e valorizzato. Oggi sembra scontato, all’epoca assolutamente no. Il trionfo di Matera come Capitale Europea della Cultura 2019 è stata la palingenesi di quel luogo. Ma ancora una volta la politica è arrivata solo in seconda battuta, prima è arrivata la cultura.


L’Europa più avanti di Hollywood?

L’UE oggi ha una grossa sensibilità, mette al centro di tutti i progetti l’economia circolare. Dobbiamo essere orgogliosi. Vedremo quali saranno i risultati, anche se ogni orizzonte di prevedibilità a causa della pandemia è saltato. Giustamente l’impegno sarà in primis nella sanità. Mi auguro però che il Recovery Fund preveda interventi strutturali che mettano al centro le tematiche della sostenibilità con i dovuti finanziamenti.


In attesa del futuro, nel frattempo, qual è la situazione odierna dell’industria dello spettacolo?

La cultura con tutte le sue sfaccettature - cinema, teatro, letteratura, musei - è l'architrave dell’identità di un Paese. Il protocollo Covid per le riprese è stato l'ultimo ad essere emanato, è molto severo e comporta molte spese. Questo privilegia le produzioni che hanno grosse possibilità economiche, lasciando indietro le più piccole. Le regole sono uguali per tutti, ma non tutte le produzioni sono uguali. Anche in questo caso dovrebbe intervenire la politica. Nei film c'è l'identità del nostro Paese, esattamente come nelle poesie di Giovanni Pascoli. Sostenere una produzione dell’industria dello spettacolo dovrebbe avere lo stesso peso di sostenere una fabbrica o una bottega.



Il libro Movie Cluster e green set

Sources

[1]I modelli Movie Cluster®, Green Set e GEA – Green Entertainment Act sono presentati nel libro Movie Cluster e green set. Il Gea Green Entertainment Act, di Ugo Di Tullio e Daniela Marzano, Felici Edizioni, Pisa 2015


[2] Nel 2007 Kaleem Aftab citando una ricerca dell’UCLA scrisse sul giornale “The Independent” che Hollywood era uno dei peggiori fattori inquinanti, parafrasando per l’occasione il titolo di un noto film. “Emission Impossible: why Hollywood is one of the worst polluters” è l’articolo.

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